Le mie opere

Recupero di un opera del Signorelli
80x60cm, olio su tela, anno 2005.

Tempus fugit
80x60cm, olio su tela, anno 2000.

Gioco di sorte
80x60cm, olio su tela, anno 1990.

Musica e mito
60x80cm, olio su tela, anno 1995.

La casa del collezionista
80x60cm, olio su tela, anno 1996.

Uva e vino
80x60cm, olio su tela, anno 1998.

La prima neve
70x50cm, olio su tela, anno 2000.

La tavolozza
30x20cm, olio su tela, anno 2002.

Il venditore in cortile
70x30cm, olio su tela, anno 2013.

Musica e mito
30x70cm, olio su tela, anno 2010.

La visita dei nonni
30x70cm, olio su tela, anno 2012.

L'albero della vita
30x70cm, olio su tela, anno 2012.

Così va la vita
100x30cm, olio su tela, anno 2013.

Casa di latitanza
70x50cm, olio su tela, anno 2016.

La forza dei lavoratori
30x20cm, olio su tela, anno 2013.

Le quattro stagioni
diametro 33cm, ceramica, anno 2014.

Mi ricordo da bambino
70x50cm, olio su tela, anno 2015.

I Dalia in cortile
100x40cm, olio su tela, anno 2016.

Natività
30x100cm, olio su tela, anno 2010.

Informazioni
Unico pittore naif insignito della Medaglia d’oro del Presidente della Repubblica 1985.
Il Maestro d’Arte Brenno Benatti è sicuramente il più rinomato tra i pittori Naifs viventi,
lo dimostrano i numerosi riconoscimenti che ha avuto in tutta Italia e anche all’estero in oltre 46 anni di
carriera professionale.
La fantasia è una virtù, attraverso le sue opere vi racconterà delle cose straordinarie,
facendovi partecipare alle visioni del suo mondo interiore, che sono sempre strane e piene di fascino.
"In Benatti, padano puro, il paesaggio è sempre umanizzato e spesso è una quinta allusiva.
Le opere sono una forte, intensa vocazione al racconto. Un richiamo esplicito ad approfondire la prima visione,
la prima percezione per immergersi in un vissuto che è sociale, corale. La complessità dell’opera,
nasconde anche una singolare idea del bello, come artificio; costruzione, verità di scene, eredità
di altre lontane epoche. Come da altre epoche e terre deriva la luce dosata, uniforme, che degrada sempre alle
spalle della scena, frontale allo spettatore, luce di 'eterno tramonto' à stato detto. Ma la sua vera
qualità è la tonalità che tutto avvolge, che tutto rischiara in modo uniforme e compatto.
È faro nascosto che con fermezza irradia.
Questo bisogno di artificio è talmente forte che Benatti spesso ricorre all’uso del colore oro per
particolari architettonici, sottolineature di immagini, richiami espliciti al mondo bizantino.
Una riflessione amara, forse, sul presente." - Marzio Dall’Acqua
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